17° Torneo Città di Firenze: le parole per dirlo

  • 2 Giugno 2017

Come si fa a descrivere quel senso di appagamento che si prova nel momento in cui ci si rende conto di avere realizzato qualcosa di importante e significativo insieme agli altri? Non si tratta di un successo individuale o narcisistico e, in fin dei conti, non è fondamentale nemmeno il successo. Si tratta invece di un senso di pace mista ad eccitazione, di orgoglio misto a soddisfazione per avere condiviso un’esperienza indelebile, per avere raggiunto un risultato tutti insieme. Non trovando un termine già disponibile propongo di definirlo: “fratificazione”, una gratificazione in un clima di amicizia fraterna.

Lo so, è un termine po’ melenso e apparentemente buonista ma non fatevi ingannare. La fratificazione la potevate vedere nel volto stravolto dalla fatica e dal caldo di quelli che Sabato e Domenica scorsi hanno preparato e servito pranzo e cena per centinaia di bambini ed adulti. La fratificazione ha il colore rubino dei ragazzi dell’U16 scottati dal sole dopo una giornata passata ad alzare e ad abbassare la bandiera a bordo campo o quello livido di un labbro gonfio ma sorridente. Montare le tende, fare di conto, parlare al microfono, spillare birra, accogliere i bambini da tutta Italia, balbettare un po’ di castigliano e catalano con quelli spagnoli, trascrivere i punti, sopportare gli “esperti”, rassicurare gli ansiosi, curare gli infortunati, ecc. alla fine producono un senso di indicibile fratificazione. Ma lo stesso spirito si poteva scorgere nello squarcio sulla testa di quel ragazzo che non è voluto uscire dal campo per non lasciare la propria squadra, nella corsa di chi dalla panchina portava l’acqua, nell’abbraccio di consolazione al compagno deluso o nell’alabim finale urlato a squarciagola dai ragazzi del Firenze 1931 U14 risultati vincitori del 17° Torneo Città di Firenze.

È stato un torneo bellissimo, organizzato bene e ottimamente gestito da tutti i volontari. Per la terza volta consecutiva il Trofeo Toscana Aeroporti rimane a Firenze, e questa è certamente una bella soddisfazione. Ma non di questo vale la pena parlare, non dei punteggi, non della classifica finale, non della meta spettacolare o del placcaggio andato a segno. Di quelle cose avrà memoria il campo. A noi resta un luccichio negli occhi, una storia da raccontare e un termine bislacco per indicare una sensazione nuova ed impagabile.

Vittorio Iervese – Ph: Enrico Bianchini