Fine settimana di emozioni per i biancorossi

  • 7 Giugno 2014

Ottava edizione del Torneo Francesco Borelli e tre finali tra sabato e domenica

Firenze, 5 giugno 2014

Appena passata la sbornia della conquista della salvezza in Serie A, continuano le emozioni in casa biancorossa. Tre finali e il Torneo Francesco Borelli, vedranno impegnato a tutto tondo il Firenze Rugby 1931 in questo prossimo week-end.

Si inizia sabato, in campo neutro al Chersoni di via Bessi a Iolo (PO) alle 17.00, con la finale della Coppa Granducato Under 16 che i gigliati si contenderanno con la Rugby Rufus di San Vincenzo. A seguire, alle 18.30 stessa sede, i Cadetti della Serie C, saranno i finalisti con l’Empoli Rugby della Coppa delle Province. Si passa così a domenica quando l’Under 18, con tifosi al seguito raggiungerà il campo neutro di Imola per affrontare in scontro diretto il Reggio Emilia alle 15.30 nella Finale Interregionale Area 3 Under 18 (Emilia Romagna – Toscana – Sardegna – Marche – Umbria) per aggiudicarsi la promozione nel Campionato Elite di categoria.

Si chiude con l’evento di minirugby più importante in casa biancorossa. Domenica si svolgerà al Padovani e nel centri sportivi limitrofi (stadio Ridolfi e Grazzini) l’8ª edizione del Torneo Francesco Borelli. Dalle 9.00 come da tradizione centinaia di bambini nelle categorie Under 6, Under 8, Under 10 e Under 12 giocheranno tra competizione e divertimento nei campi allestiti dai volontari del Firenze Rugby 1931. Saranno lì per disputarsi un premio ma anche per apprendere i sani valori del rugby attraverso il messaggio che il compianto giovane Francesco con i suoi pensieri e le sue parole ha lasciato a tutti i rugbisti.

Le formazioni partecipanti (Livorno Rugby, Amatori Prato, Cus Siena Rugby, Sesto Rugby, Vasari Rugby , Elba Rugby, Gispi Prato, Rc Paris Xv, Rugby Perugia, Florentia Rugby e Firenze Rugby 1931) si affronteranno nella mattina nei gironi di qualificazione per poi passare alle finali di categoria dalle 14.30 sul campo Mario Lodigiani. Oltre alle vincitrici di categoria, come sempre il computo dei migliori piazzamenti delle categorie in competizione sancirà poi la vincitrice del Trofeo Francesco Borelli che la squadra attualmente detentrice (il Livorno Rugby) rimetterà in palio.

Programma:
Ore 8:00 – 9:00 Accoglienza squadre 
Ore 9:30 – 12:30 Gironi di qualificazione 
Ore 12:30 – 13:30 Finali 7º/ 8º – 5º/ 6º – 3º/ 4º Posto 
Ore 12:30 – 14:30 Terzo Tempo 
Ore 14:30 – 15:30 Finali 1º/ 2º Posto 
Ore 16:30 Premiazioni 

LETTERA AD UN AMICO 
di Francesco Borelli
 

(…) In questa lettera voglio parlarti anche di rugby: sarà una cosa abbastanza lunga, ma voglio che tu senta quello che io sento, che tu capisca quello che penso quando spesso sto da solo e non con gli altri in classe, voglio che tu mi comprenda.

Quando uno ti dice che gioca a rugby in genere tu pensi: “Ma chi è questo? Ma è scemo a praticare uno sport che non gli dà niente?”. Mi dà tanto, invece, veramente tanto. Il mondo del rugby ha sempre avuto contro estremisti, delle cui opinioni si nutre, traendone linfa vitale per la propria esistenza; la stampa, sempre in malafede, che dedica al rugby sempre solo due righe, ma quando qualche volta si verificano risse generali o episodi di cronaca nera gli articoli diventano di 4 colonne, in neretto, tendenti palesemente a screditare il rugby e il suo mondo. Perché non cercano invece di convincere se stessi prima di tutto e poi i lettori che il rugby, uno sport sopravvissuto in queste condizioni nei secoli, si nutre dell’esaltazione dei valori più nobili della personalità umana? E poi l’indifferenza della massa, stereotipo divulgato che è quello rugby = sport violento (…) 

La grande colpa della società è quella di non aver capito che il rugby lo si raggiunge solo con grande sofferenza e sacrificio: non è cosa da persone normali. 
Infatti non è solo eccellenza atletica, ma anche coraggio, fatica, sprezzo del pericolo, sforzo fisico e psichico immenso. Placcare e essere placcati, fare decine di mischie chiuse e aperte non è cosa da tutti, non si può mettersi da parte quando la lotta e l’impegno per la conquista del pallone diventano più accesi. Il gioco è spietato nella sua continuità, quante volte abbiamo visto degli avanti boccheggianti per una serie di mischie o di touches correre lo stesso sul punto dove il pallone sarà di nuovo giocato, sentirsi morire, ma non cedere un palmo di terreno, per non perdere la faccia davanti ai compagni, per non essere considerato un vigliacco, per non mancare alla parola di impegno data all’inizio, “fino allo spasimo, fino all’ultimo respiro, fino all’ultima goccia di sudore”. Cadi, il contatto per terra non è precisamente una piuma, ma con una smorfia di dolore serri i denti e dici: “Non è nulla, passa subito, devo continuare a tutti i costi”.

Solo chi ha giocato a rugby può capire simili drammi, che hanno qualcosa di sovrumano, eppure sono ingredienti costanti di ogni partita, qualsiasi sia il suo livello e la posta in palio. Chi esce da un incontro ha dato tutto se stesso, non ha nemmeno la forza di parlare, sogna soltanto il momento beato in cui sarà sotto il getto caldo e ritemprante della doccia. Il rugby non è esaltazione come il calcio (…), un rugbysta dopo aver segnato una meta, al massimo riceve un abbraccio dal compagno più vicino o una pacca sulle spalle, secondo me non esiste premio più gratificante di questo. (…) Un rugbysta è leale, coraggioso e ricco di personalità, oltre che altruista, perché una squadra di rugby è formata da un gruppo saldo e omogeneo di amici e compagni (come poi confermato da legami indistruttibili nella vita civile), perché si gioca, si vince o si perde tutti insieme. A fine stagione si fanno feste e cene, si è tutti amici, si vorrebbe che il tempo non passasse mai. 

A volte un grande dolore colpisce l’ambiente, ci si ritrova commossi all’estremo saluto e si vive per qualche attimo come in una fossa, con visi incredibili, poi la vita riprende il suo corso e si torna al campo sportivo, dove i figli occupano il posto dei padri per la gloria della squadra, di stagione in stagione, di vita in vita. Questa è la splendida realtà del rugby. Simili contrasti hanno prodotto una razza inossidabile nei tempi, quella del rugbista. 

Abbiamo contratto la febbre ovale, ci è entrata nel sangue come e più del bacio di una ragazza, e non riusciremo più a togliercela di dosso, serpeggerà sotto la pelle tutta la vita. L’indifferenza della massa non ci sfiora minimamente, cerchiamo solo la compagnia e la solidarietà dei nostri simili, sentiamo che il rugby non è solo uno sport, ma il più bello di tutti, uno stile di vita, una scuola di comportamento e di etica.

Il rugby con la sua intima filosofia può essere apprezzato solo da chi lo pratica o lo ha praticato, solo un rugbysta può capire perchè il suo fascino non l’abbandonerà mai, perchè tutti i rugbysti di una squadra sono come fratelli, perchè il ricordo di una dura partita, di un coro sfrontato e di risate sarà sempre ricordato con immenso piacere.

Gioco anch’io, ci sono anch’io, faccio rugby, ho veri amici, fidati, quelli che il rugby mi ha dato. Ecco, il rugby è tutto questo, e anche di più, qualcosa che nemmeno io so spiegare, qualcosa di bellissimo.

Un altro bacio, 
Francesco 

Jacopo Gramigni