Finali CTO, 20 aprile 2019

  • 24 Aprile 2019


…Cosa ho visto sabato alle finali del CTO?

Ho visto le menti migliori della mia generazione rugbistica, correre affamate dietro il ricordo dei perduti trent’anni, trascinarsi per i ventidue in cerca di una meta rabbiosa,

ho visto vecchietti dal capo d’angelo ardenti nell’attesa del contatto celeste con la dinamo stellata degli avanti, mentre a fumare nella luce soprannaturale degli spogliatoi restavano samoani immaginari,

immaginari trequarti mostravano il (restante) cervello al Cielo sotto gli occhi sorridenti del Cesare Ribollito, si accucciavano in mutande in spogliatoi non sbarbati, convinti che il fuoco si sarebbe acceso.

Ho visto comprimere l’avversario nei 22 come schiera perduta di gladiatori platonici, e cadere

Come un carro merci strepitante nel pomeriggio assolato.

Ho visto il Nava disegnare incomparabili traiettorie di corsa,  diradare la nebbia tremante come una folgore mentale, in balzi verso la meta, illuminando tutto il mondo immobile della panchina.

Ho visto Giangi come un visionario angelo indiano cercare di placcare l’impossibile, mentre le gambe sembravano aver smarrito il tassametro, e una maglia gialloblu assumeva riflessi biancorossi senza intervento divino.

Ho visto soffrire, arretrare, sbuffare, contraddire, gemere, spingere, incitare, urlare, cadere i soliti palloni dalle mani ma con una luce regale, come se  sotto il sole del Padovani le loro teste dovessero essere incoronate di alloro nell’oblio,

I cuori si fermano, si buttano gli orologi dalle tribune per gettare il loro voto all’Eternità fuori del Tempo, perché la vittoria ancorché condivisa resta sublime come la pappa al pomodoro del Magro.

Ho visto il Magio e Silvio dare ordine al caos come stelle danzanti,  Gilberto sgusciare tra le squadre come ballerino scalzo su bicchieri rotti, 15 ore diventare 15 minuti,  con mogli che chiedevano prove di infermità mentale dopo l’ennesimo “si, cinque minuti!”.

Ho visto il pazzo vagabondo cuoco non ancora battuto dal Tempo (il terzo) lasciar scorrere il suo trionfo mai troppo celebrato, con gli occhi lucidi non per la cipolla.

Ho visto l’ultimo libro fantastico del CTO 2019 chiudersi in  un pezzetto di speranza (allucinazione?): se il mondo assomiglia anche solo un poco al nostro rugby, al nostro mondo,  la povera prosa umana che sembra tutto ingoiare nel grigiore e nella vacuità dovrà arrendersi al cuore assoluto della poesia di questo sport, e il Magro ci darà ancora  da mangiare per mille anni.

*liberamente ispirato a l’Urlo, di Allen Ginsberg

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