Intervista a Filippo Santi alla ripresa del campionato di Serie A

  • 27 Novembre 2013

“Ora dobbiamo metterci al sicuro e poi si può pensare al resto”

Firenze, 27 novembre 2013

Dopo un turno di pausa per agli incontri della Nazionale Azzurra per i test match di novembre ci si appresta ad un finale accesissimo del girone di andata del campionato di serie A. Ci si gioca una buona fetta di retrocessione. Per Aeroporto Firenze in programma quattro incontri molto importanti: il primo con una leader del campionato, la Pro Recco, e a seguire tre scontri diretti per la lotta salvezza contro Udine, Romagna e Brescia. A fare un’analisi della situazione Filippo Santi (’88 – 3L – 182 cm – 97 kg) giovane terza linea cresciuta nel vivaio dei gigliati e già con alle spalle un notevole bagaglio di esperienze – compresa una stagione in Eccellenza con il Viadana – e che ha rivestito i gradi di capitano nella stagione 2011-2012. In questo periodo sta lavorando per smaltire i postumi di vari infortuni muscolari che hanno condizionato il suo inizio di campionato.

Allora Filippo, prima di tutto come stai?:
“Male. – sorride ndr – Nel senso che non sono allenato per niente. Adesso sto lottando con un ematoma sul polpaccio e il muscolo mi si è ricontratto. Un problema su un infortunio precedente.”

Sì può dire che per adesso non sei mai stato al 100%?
“Il 100% l’ho dato. Che non sia al 100% per quanto riguarda la mia condizione fisica, quello sì. Rispetto a due anni fa sicuramente sono molto indietro. Purtroppo per ora è tutto quello che posso dare. Mi sto allenando, mi impegno…”

Parlando del campionato, ci si appresta ad affrontare le tre partite forse più importanti della stagione.
“No. Non sono d’accordo. Tutte le partite sono ugualmente importanti. Ne abbiamo già toppate alcune, non necessariamente per demerito nostro, quanto forse per inesperienza, abbiamo fatto degli errori che sicuramente non rifaremo in futuro. Diciamo che sono importanti perché andiamo a affrontare delle dirette concorrenti per la retrocessione, per cui sarebbe il caso di vincerle, però non è detto che siano in assoluto le più importanti. Abbiamo dimostrato con il risultato di Piacenza che in realtà importante o non importante quando riusciamo a giocare e ad esprimerci ce la possiamo battere veramente non tutti. Poi abbiamo momenti come Rubano – brutta sconfitta ndr – oppure come Verona, dove conduciamo il gioco per 60 minuti e nonostante questo ci fanno sette mete per errori banali. Hanno costruito due azioni e hanno fatto meta, noi abbiamo costruito 22 azioni e hanno fatto metà di nuovo loro. Questo sicuramente lascia un po’ di amaro in bocca. Peccato.”

Questa alternanza di rendimento è dovuta solo all’inesperienza?
“No, non solo. È dovuta all’esperienza in quanto noi soffriamo un certo tipo di gioco. Per fare un esempio quello dell’Accademia. Non a caso, come ha detto anche il nostro capitano Fanelli, l’anno scorso abbiamo giocato male tre partite, Brescia, Accademia e Verona e non è un caso se anche quest’anno soffriamo le stesse avversarie. Probabilmente è un gioco a noi non congeniale, molto fisico, dove paghiamo il fatto che molti di noi non fanno palestra per impegni personali… Lavorano o studiano. Quando il gioco è messo su quell’aspetto siamo svantaggiati, vedi Verona, la squadra che sicuramente sotto l’aspetto fisico si è dimostrata la più preparata che abbiamo incontrato fino ad adesso.”

Per chiudere, sei giovanissimo ma hai già tante esperienza, a tuo parere questo Firenze dove può e dove vuole arrivare?
“A dove vuole arrivare, per ora non ci si pensa. Ora dobbiamo metterci al sicuro e poi si può pensare al resto. Per il “dove può arrivare” si può considerare benissimo una metà alta classifica, da prime 5/6 posizioni secondo me. Lo dico per il gioco che facciamo e per quello che abbiamo dimostrato contro il Colorno e contro i Lyons. Il discorso è che per una partita come quella giocata con Colorno c’è poi una come quella con Rubano, dopo una come quella contro i Lyons abbiamo una prova come quella con Verona… Siamo anche partiti in ritardo con la preparazione, ma quello non è un alibi. Il problema è che se uno lavora tutto il giorno cinque giorni alla settimana con tutti i problemi di famiglia del sabato, arrivi alla partita stanco. Ci sta, sei meno ispirato e la squadra rischia di più. Vediamo, io comunque sono ottimista perché la squadra e buona obiettivamente. È migliore di quella dell’anno scorso, sono gli stessi ragazzi, giovanissimi, ma con un anno di esperienza sulle spalle, stanno vivendo tante situazioni di crescita. Quindi la squadra è buona, bisogna vedere come si riesce ad utilizzare le sue qualità, a farle esprimere e ad evitare di far emergere quelle degli avversari.”

Jacopo Gramigni – Foto: Donatella Bernini